Ipogeo del Vescovado

L’ipogeo  del  Vescovado o “Ismani” trova spazio all’interno dei locali utilizzati dal “MUETAN” – Museo Etno Antropologico dell’Arcidiocesi di Agrigento, ubicato in Via Duomo al civico n° 106. Alla cavità si accede dopo avere superato delle piccole stanze di passaggio, in atto utilizzate come spazi museali.

La cavità artificiale presenta un andamento sub-orizzontale avente uno sviluppo planimetrico totale di circa 90 metri e si snoda nel sottosuolo con variazioni di direzione molto nette e marcate; tutto l’intero percorso sotterraneo dell’ipogeo è ricavato all’interno della calcarenite fossilifera pleistocenica con delle deboli alternanze legate ad una maggiore componente sabbiosa della stessa: in alcuni tratti la roccia in posto non è visibile perché occultata dalle opere di contenimento rappresentate da muri di rivestimento realizzati con la stessa calcarenite tagliata in conci.

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L’ipogeo è caratterizzato da un primo tratto rettilineo, avente una lunghezza complessiva di circa 14 metri e una larghezza di poco inferiore ai due metri di ampiezza che, per i tratti principali della stessa, si mantiene pressoché costante.
La porzione finale di questo primo tratto rettilineo termina su una parete in conci di calcarenite che, nella direzione d’avanzamento, non permette la prosecuzione; al termine di questo primo tratto la galleria piega decisamente verso Est con un angolo di circa 90° e prosegue per ulteriori 30 metri caratterizzata, nella prima porzione della stessa, dalla presenza sia lungo le pareti che nella volta di calcarenite affiorante mentre, nella seconda parte, è caratterizzata da un rivestimento in conci di calcarenite squadrati. A circa metà del percorso è presente sul lato destro della galleria una apertura che permette l’accesso ad un ulteriore ambiente ipogeo abbastanza sviluppato e dall’andamento meno regolare e più complesso: lo sviluppo planimetrico di questo ambiente è di circa 18 metri.
Lungo il percorso ipogeo è possibile notare la presenza di vistose riseghe sulle pareti laterali riconducibili molto probabilmente ad attività di cava di conci di calcarenite in sottosuolo, così come presenti all’interno dell’Ipogeo del Purgatorio, in via Atenea, sempre ad Agrigento.
La galleria principale precedentemente descritta, avente un orientamento disposto Est-Ovest prosegue nella stessa direzione per giungere ad un unico ambiente più ampio, in cui si riscontrano due prosecuzioni terminanti con delle pareti caratterizzate da aperture chiuse con muratura: questi ambienti aventi delle dimensioni più ridotte sono caratterizzati da una cospicua presenza di materiale detritico sul piano di calpestio.
Giunti agli ambienti sopra descritti la galleria principale presenta una nuova spiccata variazione del suo andamento, disposto in direzione Sud-Nord, con la presenza di alcuni gradini sul piano di calpestio che determinano l’aumento della quota di base. Questo ultimo tratto di galleria presenta una andamento planimetrico che muove in direzione del versante nord del colle di Agrigento ed è caratterizzato dalla presenza, in due piccoli tratti, di un rivestimento in conci di calcarenite sia lungo le pareti che nella volta; a circa 13 metri dalla piccola scala di ingresso a questo ultimo tratto è possibile notare la presenza di un muro in conci che non permette l’avanzamento.
L’intera cavità, come affermato in precedenza, è caratterizzata dall’essere stata scavata all’interno dell’ammasso roccioso calcarenitico che, in alcuni tratti, è caratterizzato da un quadro fessurativo che è possibile vedere all’interno della cavità e che da utili notizie sul dissesto del colle di Agrigento.
L’utilizzo di questa cavità è quasi sicuramente riconducibile ad usi abitativi, quali magazzini e abitazioni, che avevano anche il compito di mettere in comunicazione sia la zona della via Duomo con il versante settentrionale del colle di Agrigento, sia i diversi corpi di fabbrica che su di essa sono stati realizzati. In periodi diversi l’utilizzazione di tali ambienti avrà sicuramente subito delle variazioni: non si esclude che tale cavità, durante i periodi bellici, così come altre cavità dell’agrigentino, sia state utilizzata come rifugio antiaereo.